Disastro ambientale, sequestrata la discarica di Scala Coeli

12 Novembre 2024

Ambiente e Turismo

Il provvedimento arriva dopo la fuoriuscita di 15.000 metri cubi di percolato a giugno 2023. Indagati i vertici della società proprietaria dell’impianto

Sequestrata la discarica di Scala Coeli. L’impianto, per rifiuti speciali non pericolosi, sarà affidato a un amministratore giudiziario. A eseguire la misura cautelare, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro, supportati in fase esecutiva da militari del NOE di Napoli e del Comando Provinciale CC di Cosenza. Il decreto era stato emesso dal GIP del Tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica. Il valore complessivo di quanto sottoposto a sequestro ammonta ad oltre 10 milioni di euro. 

L’indagine preliminare per disastro ambientale in concorso vede indagati l’amministratore della società proprietaria della discarica, i due amministratori della società esecutrice dei lavori relativi all’impianto, l’amministratore della società che ha realizzato l’impermeabilizzazione dell’invaso, il direttore dei lavori. 

Il provvedimento arriva alla fine di una complessa attività investigativa condotta dalla Procura con i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro che, attraverso un articolato impianto tecnico-investigativo, i sopralluoghi e l’esame di documentazione e di registrazioni video, ha consentito di accertare, a livello indiziario e salve la successive verifiche che saranno operate nel corso delle indagini sulla base delle indicazioni degli indagati, la causa dello sversamento di 15.000 metri cubi di percolato fuoriusciti il 22 giugno 2023 dall’impianto di Scala Coeli e confluito nei torrenti Patia – Capoferro e nel fiume Nicà, arrivando fino al Mar Ionio. Tra i comuni danneggiati, oltre a Scala Coeli, Cariati e Crucoli. Tanto che i rispettivi sindaci sono stati costretti a vietare la balneazione e l’approvvigionamento idrico dai corsi d’acqua per gli animali domestici, da allevamento e per uso agricolo. 

Secondo gli inquirenti, gli indagati potrebbero aver provocato il problema realizzando e gestendo la discarica nonostante una serie di gravi criticità progettuali e gestionali. Ci sarebbero state infatti una serie di irregolarità: l’illecita unificazione di due lotti in cui era originariamente suddiviso l’invaso della discarica, nonché la realizzazione e coltivazione contemporanea degli stessi, la sottostima e conseguente inadeguatezza del sistema di drenaggio di fondo del percolato, la sottostima e conseguente inadeguatezza dell’impianto di trattamento e di stoccaggio in loco del percolato, la presenza di una tubazione con diametro di 60 centimetri e lunghezza superiore a 60 metri non prevista in progetto né autorizzata dalla Regione Calabria posta nella parte inferiore dell’invaso e che ha consentito al percolato di fluire all’esterno dell’argine artificiale, l’inidoneità dell’installazione del telo impermeabile sul letto dell’invaso che ha alterato l’efficienza del sistema barriera della discarica, il mancato rispetto di diverse prescrizioni contenute nel titolo autorizzativo, tra le quali l’indicazione che condizionava l’esercizio della discarica al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso. 

Fonte RAINEWS.IT

Immagine dell'autore

Siamo il giornale online edito da Addigi. Sul nostro sito potrai rimanere costantemente aggiornato su notizie e approfondimenti di cronaca, politica, cultura, sport, salute e benessere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scopri anche